Sembrano uguali, ma non lo sono affatto: ecco come distinguere davvero un gufo da una civetta.
Nonostante siano entrambi rapaci notturni e appartengano alla stessa famiglia, gufo e civetta non sono affatto la stessa cosa. Le differenze ci sono, e si vedono: nel piumaggio, negli occhi, nel modo di cacciare… e anche nel modo in cui li immaginiamo. Ecco come riconoscerli davvero.

Gufo e civetta: simili ma diversi
Sono entrambi uccelli notturni, affascinanti e avvolti da un’aura di mistero. Ma anche se a colpo d’occhio possono sembrare molto simili, gufo e civetta non sono la stessa cosa. Appartengono alla stessa famiglia, quella degli Strigidi, ma si distinguono per caratteristiche fisiche, comportamento e persino significati simbolici.
Capita spesso di confonderli, anche perché nella tradizione popolare — dai cartoni animati ai proverbi — i due animali vengono usati quasi come sinonimi. Eppure, basta un piccolo dettaglio per distinguerli. Anzi, più di uno.
Se ti è capitato di chiederti qual è davvero la differenza tra gufo e civetta, qui trovi tutte le risposte. Dall’aspetto agli habitat, dalle abitudini alimentari ai significati che questi rapaci hanno assunto nel tempo, in Italia e non solo.
Differenze fisiche tra gufo e civetta
La prima cosa da guardare, se vuoi distinguere un gufo da una civetta, sono gli occhi e la testa. Il gufo ha occhi grandi, frontali, spesso di colore arancione o giallo acceso, incorniciati da due evidenti ciuffi di penne chiamati “piume auricolari”, che sembrano orecchie ma non lo sono. La civetta, invece, non ha i ciuffi: ha una testa più tondeggiante, occhi altrettanto grandi ma solitamente più scuri, e un’espressione che la fa apparire più “dolce”.
Un’altra differenza è la dimensione. I gufi sono generalmente più grandi e robusti, con apertura alare ampia e corpo massiccio. La civetta è più piccola, compatta, con proporzioni quasi “tenerine”, motivo per cui spesso viene rappresentata come più simpatica o buffa.
Anche il piumaggio aiuta: i gufi hanno penne più folte e disegni mimetici che li aiutano a confondersi con la corteccia degli alberi. Le civette hanno un piumaggio più sobrio, dai toni marroni o grigi, spesso con macchie bianche.

Le differenze più evidenti tra gufo e civetta:
- Il gufo si riconosce per i ciuffi auricolari, gli occhi frontali e intensi, il corpo imponente.
- La civetta invece ha una testa liscia, occhi rotondi e scuri, e un aspetto più minuto e compatto.
Comportamento e abitudini: cosa cambia tra gufo e civetta?
Anche se entrambi sono rapaci notturni, gufo e civetta si comportano in modo diverso. Il gufo è più solitario e schivo: ama la tranquillità, caccia da solo e tende a vivere in zone boschive isolate. Ha un volo silenzioso, elegante, e osserva tutto dall’alto con attenzione. È il classico “guardiano della notte”.
La civetta, invece, è decisamente più adattabile. Vive anche vicino ai centri abitati, si lascia vedere più facilmente ed è meno timida. Non è raro avvistarla appollaiata su un tetto di campagna o sentirla emettere il suo richiamo inconfondibile, a metà tra un fischio e un miagolio. È un animale curioso, che spesso caccia in spazi aperti e si nutre di insetti, piccoli roditori e lucertole.
Un’altra curiosità? La civetta è attiva anche di giorno, soprattutto all’alba e al tramonto. Il gufo, invece, resta profondamente notturno.
In breve:
- Il gufo è riservato, notturno e ama il silenzio dei boschi.
- La civetta è più socievole, tollera la presenza umana e può farsi vedere anche di giorno.
Credenze e immaginario collettivo
Gufo e civetta non sono solo rapaci notturni: da secoli ci conviviamo anche a livello simbolico. E spesso, il confine tra realtà e superstizione si è fatto sottile.
La civetta, fin dai tempi dell’antica Grecia, è associata alla sapienza. Era il simbolo della dea Atena, e ancora oggi la ritroviamo sulle insegne di università e biblioteche. Ma nelle tradizioni popolari italiane ha avuto anche un’altra fama: quella di presagio, a volte inquietante. Forse per via del suo richiamo acuto, o perché si fa vedere quando tutto dorme.
Il gufo, invece, ha sempre avuto un’aura più solitaria e riflessiva. Viene visto come un animale intuitivo, che sa osservare nel buio, capire ciò che non si vede. Anche lui, in alcune zone d’Italia, è stato caricato di significati sinistri, ma negli ultimi anni la sua figura è stata rivalutata: oggi rappresenta saggezza, introspezione e silenziosa consapevolezza.
In fondo, entrambi portano con sé il fascino di ciò che non si mostra alla luce del sole. E forse è proprio questo che ci affascina.

Sono Cinzia, CEO e SEO Copywriter di Tratto Rosa. Gestisco la strategia del sito, coordino il team editoriale e ottimizzo i contenuti per migliorarne la visibilità online.