Care trattine, buona settimana grassa di Carnevale! Voi la indossate la maschera? Andate alle feste in maschera? Insomma la maschera si o no?
Se ci pensate bene, latu sensu, ogni giorno indossiamo una maschera. Abbiamo un’ espressione per ogni circostanza, per ogni emozione, per ogni sentimento. Non a caso, il grande e sommo poeta, nonché supremo drammaturgo William Shakespeare, diceva:
“Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni“.
Al di là di queste considerazioni, mistiche-spirituali, c’è da aggiungere che la maschera, intesa come manufatto che si indossa per coprire l’intero viso o solo gli occhi, ha origini antichissime. Fin dalla preistoria veniva utilizzata per rituali religiosi ancestrali. Nell’antica Roma, in occasione dei baccanali; nel teatro greco per interpretare personaggi maschili o femminili, ma comunque tenete presente che all’epoca solo gli uomini potevano recitare.
Tenete presente che nella Venezia del medioevo, durante le pestilenze, ad indossare la maschera erano i medici, il cui lungo naso veniva riempito di spezie a un doppio scopo: in primo luogo coprire i miasmi emanati dai corpi degli appestati e secondariamente offrire una difesa, seppur debole, dal contagio per l’inalazione dell’aria. Tale oggetto viene appunto definito “maschera dello speziale”.
Oggi è principalmente un oggetto usato per celare la propria identità, per esempio durante feste in maschera o a Carnevale.
Ne esistono di tutti i tipi: da quelli che si tengono dall’asta con eleganza a quelli che si legano con nastri o elastici; da quelli realizzati in cartapesta a quelli fatti di carta, legno, l’attrice, pannolence o pizzo. Di sicuro le più famose e le più belle – a mio avviso – si trovano fra le calle di Venezia. Di sicuro, il mestiere del mascheraio, ha le meningi piene di idee fantasiose nel realizzare maschere nella propria bottega.
Ecco a voi alcune:
xoxo Marylla