Il volto dell’attesa di Roberta Volpi. Un selfpublishing dal linguaggio onirico che racconta una vicenda surreale.
SINOSSI
Alison è una ragazza riservata e disillusa che col tempo si è abituata a fronteggiare con scetticismo ogni realtà rifiutando a se stessa l’ipotesi di poter rivivere un solo breve attimo di felicità assoluta per non fallire, ogni volta, nel tentativo di tenerla con sé. Legata a questa visione distorta di ciò che la circonda non si accorge di perdersi ogni giorno un po’, ignorando ciò che la vita a un certo punto deciderà di mostrarle: una via d’uscita, che si presenterà a lei come sogno lucido ricorrente. Riuscirà Alison, cercando riparo in un amore del passato, ad accettare l’oscurità fino in fondo per scoprirvi la luce, rischiando di accorgersi di quanto, non sempre, alla luce stessa, le cose si vedano più chiaramente?
Il volto dell’attesa vuole essere un momento di lettura in cui gli animi restino sospesi in attesa di una risposta che smetta di far male al cuore in un finale sorprendente; un momento senza la pretesa di raccontare ogni cosa perché dire troppo sarebbe superfluo. Proprio per questo, Il volto dell’attesa è un romanzo surreale in cui solo alla fine tutto sarà mostrato e nulla sarà più detto, poiché quel che viene mostrato e non si dice è determinante quanto ciò che viene detto senza essere mostrato, affinché il lettore possa sentirsi parte della narrazione ed essere guidato in un’oscurità che precede un bagliore che, a seconda della direzione che prenderà il suo passo sulla soglia, potrà aprirsi in inondante luce o in avvolgente tenebra.
RECENSIONE
Un sogno ricorrente, una panchina nel centro di Seattle, un uomo che conosce cose che non dovrebbe sapere. Il volto dell’attesa è un romanzo surreale, a cavallo del paranormale e del sui generis.
E se attraverso il sogno si potesse scorgere l’origine di tutte le cose? E se il sogno non fosse altro che l’accesso segreto a una dimensione fatta di illusioni in grado di mettere in dubbio tutto ciò che consideriamo realtà? E se nell’altra dimensione ti attendesse la verità? Ti attendesse il vero amore?
Una trama intricata e densa quella raccontata da Roberta Volpi, difficile da seguire senza una mappa adeguata. Perdersi è abbastanza facile, perché bisogna fare i conti con tutte le emozioni contrastanti di Alison che si sovrappongono al linguaggio onirico e ingarbugliato di Ryan, questa sorta di “uomo di un’altra dimensione” che le viene in soccorso per indicarle la strada da percorrere. Un percorso in salita, non scevro da incertezze e paure.
Il ritmo è assai lento, appesantito dall’uso frequente di vocaboli aulici e del modo di colloquiare di Alison e Ryan, la prima spiazzata e confusa dalla sua “guida” spirituale, il secondo che interagisce come fosse un medium (personalmente mi ricorda il divino Othelma, non so se ve lo ricordate!).
Una romanzo che lascia al lettore passaggi in sospeso, a volte, bisogna riconoscere, sono pure poetici ma passa ad altre problematiche senza mai risolvere i precedenti. Parecchio frammentario.
Mi ero lasciata incantare dalla copertina, bellissima, dalla sinossi, stupefacente, ma purtroppo sono state tradite le mie aspettative, più per il linguaggio complesso e prolisso che a volte sfiora l’allontanamento dal filone generale e l’incomprensione, che per la trama.
Con un buon lavoro di editing potrebbe diventare un romanzo da classifica. Ha tutti gli ingredienti giusti, credetemi. Ciò di cui pecca è che non sono stati mescolati adeguatamente.
Soltanto due stelline per l’originalità della trama.
xoxo Marianna