“Liberati della brava bambina” è più di un titolo. È un invito. Liberati delle idee degli altri, di quello che gli altri vogliono che tu sia. Lascia andare quella bambina, sii solo te stessa, sii solo la Donna forte e coraggiosa che meriti di essere.
Titolo: Liberati della brava bambina
Autore: Maura Gancitano e Andrea Colamedici
Genere: Filosofia
Editore: HarperCollins Italia
Data di pubblicazione: 7 Marzo 2019
Link d’acquisto: Amazon.
Trama:
Cosa significa essere donna? Non alzare la voce, non ribellarsi. Obbedire al padre, al marito, alla società. Significa calma e sottomissione. Dover essere una brava bambina, poi una brava moglie e una brava madre. Eppure per qualcuna tutto questo non basta. Attraverso otto storie che spaziano dal mito alla contemporaneità, gli autori raccontano l’altra faccia della luna: e cioè come fin dagli albori dell’umanità, in saghe, leggende ed epopee letterarie, i modelli di donne forti sono sempre stati ridotti al silenzio.
Ma dal nuovo racconto delle storie di Era, Medea, Daenerys, Morgana e le altre, se ci si pongono le domande giuste, possono risultare modi diversi di vivere se stesse e la propria femminilità, di leggere i meccanismi che circondano e intrappolano.Con la guida della filosofia, che ci aiuta a domandarci il significato delle cose e ci indica un comportamento nel mondo, questi ritratti femminili insegnano come trasformare le gabbie in chiavi e volgere le difficoltà in opportunità.
Solo così ci si potrà finalmente permettere di esistere, e non aver paura di fiorire. Fare filosofia aiuta a piazzare punti interrogativi alla fine delle parole, come fossero esplosivi. Non più “donna”, ma “donna?”, non più “si fa così”, ma “si fa così?”. Non più “è sempre stato così”, ma “è sempre stato così?”. In questo modo ogni preconcetto esplode, e si aprono passaggi segreti impensabili e altrimenti invisibili.
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Per la festa della donna, i filosofi Gancitano e Colamedici hanno proposto a noi di Tratto Rosa, ed ad altri Blog al femminile, questo progetto. Un libro “Liberati della brava bambina” che comprende otto storie. Otto storie di donne importanti della letteratura, della mitologia. Personaggi importanti, che ci aiutano a capire cosa significa essere veramente una donna.
Ogni blog ha scelto un personaggio, e noi abbiamo deciso di analizzare ed approfondire quello di Elena; quel personaggio sempre criticato, sempre condannato, a cui abbiamo voluto dare una seconda chance. Elena, che vogliamo farvi conoscere e apprezzare, perché un personaggio del genere non deve, non può, essere definito con una sola parola!
“ Elena era bella. Talmente bella da
valere addirittura una guerra.”
Una delle figure femminili più controverse dell’intera mitologia e letteratura è, senza ombra di dubbio, Elena di Troia.
Conosciamo tutti la storia della donna. La bellissima figlia di Zeus – in realtà ci sono diverse leggende sulla sua procreazione – e moglie di Menelao, re di Sparta. Conosciamo tutti come la sua bellezza fu causa della guerra di Troia, LA guerra per eccellenza. Quella che diede vita ai grandi poemi epici, quali l’Odissea – ricordiamo che la storia di Ulisse inizia proprio dalla fine di questa guerra – e l’Iliade.
Anche io, durante i miei anni scolastici, ho studiato questi poemi. Ho sempre adorato la mitologia, che fosse greca o romana, e non è raro che dinanzi ad un libro sull’argomento, lo divori. L’ho fatto durante il periodo scolastico – quando riuscivo a leggere tutti i racconti del libro di Epica in pochissimi giorni – e mi è capitato anche stavolta, con il libro “Liberati della brava bambina”.
Quello che ho trovato nel capitolo dedicato ad Elena, è qualcosa a cui non avevo mai fatto caso, su cui non mi ero mai soffermata molto. Anche io, come molti, come Omero stesso, ho sempre giudicato Elena come una vittima. Come una stupida bella donna che si faceva rapire dal primo venuto, che la usava per la sua bellezza e nient’altro. Una donna di facili costumi – dopotutto è da lei che deriva quella parola che inizia per T e che siamo anche troppo abili nell’usare – che non ci pensa due volte ad abbandonare marito e una figlia, per seguire una passione inutile, rischiosa.
Ma se non fosse così?
Se fossimo noi, dalle idee troppo ottuse, troppo chiuse, per apprezzare e capire davvero Elena?
Mi sono chiesta questo, mentre affrontavo quelle pagine. E sono felice di aver messo in discussione le mie idee, perché nella storia di Elena ho trovato qualcosa di talmente vicino ai nostri tempi da farmi riflettere.
“Elena non può liberarsi della sua bellezza,
così non può smettere di essere donna, ne
può evitare di vivere in una società patriarcale.
Ma può scegliere di giocare.”
Chi è, davvero, Elena di Sparta? Chi è quella donna che, grazie alla sua sola esistenza, fa partire una guerra di proporzioni gigantesche soltanto per riprendersela? Perché Elena è così importante, se è soltanto un bel viso, un oggetto?
Elena è molto di più di questo. È istinto, è razionale ma irrazionale, è colei che smette di essere quello che gli altri le impongono e sceglie di essere quello che vuole lei. Elena è colei che fa le sue scelte, anche se sembra che siano gli altri a scegliere per lei.
Siamo nel 2019, e la società non è cambiata. La mentalità non è cambiata, ma anzi sembra aver fatto un passo indietro. Siamo in quell’epoca piena di scoperte, di invenzioni, di diritti… e quell’epoca in cui la donna continua a non essere nulla. La donna non può scegliere per se. La donna non è libera di essere se stessa, perché ciò che la società vuole è solo che ella sia “la moglie di”, “la madre di”. Una società che ci lega con così tante catene mentali, che quando decidiamo con la nostra testa, diventiamo Elena. Lei che nella contemporaneità è molto più di un personaggio mitologico.
Elena, che è tutte noi che siamo consapevoli della nostra vita, delle nostre scelte. Che non abbiamo intenzione di essere delle comparse, delle proprietà in una società maschilista, che ci da il coraggio di seguire i nostri istinti, che si fa carico di rendere noto che l’io consapevole è soltanto una piccola parte dell’iceberg della personalità. Elena, che riesce a vivere anche in una società che la giudica e la colpevolizza, che vive senza rimorso le sue scelte. Perché sono soltanto sue.
Ambra Ferraro.
Wow bellissimo articolo!