“Delitto nel campo di girasoli” è il nuovo giallo edito da Newton Compton.
Titolo: Delitto nel campo di girasoli
Autrice: Maria Elisabetta Polacco
Genere letterario: Giallo
Prezzo formato Kindle: €2,99
Prezzo copertina flessibile: €12,90
Prezzo copertina rigida: €8,41
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Trama:
Borghereto, sonnolento paesino dell’Umbria, ha poco da offrire a chi è in cerca di avventura. Così Leyla, una ragazzina con una passione smodata per il mistero e i libri gialli, passa il tempo scorrazzando in bicicletta per le campagne assolate. Finché una mattina, fra i campi di girasoli, trova il corpo senza vita di una bambina. Leyla si sente improvvisamente catapultata in una delle storie dei suoi libri, tanto più che il caso è affidato proprio a sua madre, il vice commissario di polizia Mirella Vergari. I primi sospetti sembrano subito convergere su un anziano del posto, un uomo scontroso e solitario, detto lo “Strambo”, con pesanti precedenti penali. Il superiore della Vergari, il commissario Pantasileo, spinge per chiudere rapidamente il caso incriminando il vecchio, ma Mirella non è convinta della sua colpevolezza e si ostina a indagare, coinvolgendo negli interrogatori anche altre insospettabili figure del paese.
Tutti, a quanto pare, hanno qualche segreto da nascondere… E mentre cerca di tenere a bada la voglia della figlia di intrufolarsi nelle indagini, sarà proprio il suo fiuto a fornirle la chiave per arrivare alla verità…
Recensione:
La domenica d’estate in cui fu ritrovato
il cadavere di Beatrice Marra non
era diversa da tante altre.
Ho scelto “Delitto nel campo di girasoli” attirata dalla copertina e dal titolo. Sembrano entrambi fare cenno all’infanzia violata in un tranquillo paesino, un posto dove sentirsi al sicuro, in mezzo a gente insospettabile, persone che si conoscono tutte tra loro. Suggerisce uno di quei casi di cronaca nera per cui anche il borghetto più provinciale e sconosciuto diventa improvvisamente e tristemente noto. E di questo parla, in effetti, “Delitto nel campo di girasoli”. Tra l’altro, in caso voleste saperlo, l’autrice è l’italianissima Marzia Elisabetta Polacco e Delitto è stato vincitore del concorso “Il mio esordio”. Lo specifico perché mi fa immensamente piacere imbattermi in eccellenze italiane.
Ma torniamo al romanzo; c’è Leyla, una dodicenne caparbia e annoiata, che in un’assolata mattina d’estate trova il cadavere di una sua coetanea.
E poi c’è il vice commissario Mirella Vergari, sua madre. Il corpo appartiene a Beatrice Marra, una ragazzina, figlia di genitori separati, che perlopiù viveva abbandonata a se stessa e frequentava le medie con Leyla. Il primo sospettato dell’omicidio è un vecchio scorbutico del posto, detto lo Strambo, uno con qualche precedente penale. Il trasporto della bambina verso il mistero e i libri gialli che tanto ama leggere, unito all’impossibilità di trovare una baby-sitter per lei, fanno sì che Leyla venga direttamente coinvolta nelle indagini, con sommo avvilimento di Mirella, costretta a portarsi la figlia in giro per Borghereto. Il vice commissario non crede che lo Strambo abbia potuto uccidere Beatrice e seguita a indagare, tallonata da Leyla.
Già quella che sto per dirvi è una gran bella novità, per un thriller: in “Delitto nel campo di girasoli” esiste sì un narratore onnisciente che racconta in terza persona, tuttavia il punto di vista si sposta da un personaggio all’altro e quello di Leyla porta una piacevolissima ventata di freschezza al romanzo. Non mi era ancora capitato di leggere un giallo attraverso la prospettiva spontanea e vivace di una dodicenne.
«Mannaggia a li pescetti», esclamò, frenando
bruscamente. Poggiò entrambi i piedi per terra,
sollevando due nuvolette di polvere bianca, diede
un’occhiata oltre il canneto di bambù che
costeggiava il sentiero e in basso a un paio di
metri vide, infido e pericoloso, il letto di un
torrente ormai secco. «Attenta, Asha, se caschi
da qui, nemmeno la ciccia ti salva».
Oltretutto, seguire le indagini tramite Leyla ce le fa gustare piano piano, man mano si dispiegano dinanzi ai suoi occhi innocenti.Leyla incarna alla perfezione il ruolo di saccente sorella maggiore di Asha, è una bimba intelligente, più matura della propria età anagrafica, ironica e pungente e io non ho potuto fare altro che adorarla. A proposito di umorismo:
Darsi del tu, come spesso accadeva negli uffici di
polizia, non sarebbe stato ammesso e divenne
obbligatorio per tutti, nessuno escluso, far precedere
al cognome il grado ed eventualmente il titolo di
studio. Perciò, dal suo arrivo, il commissariato navigava
in un mare di formalità al pari di una questura
giapponese: ci mancava solo che istituisse la pratica
dell’inchino come saluto e gli occhi a mandorla
sarebbero venuti di conseguenza.
Non so se succederà anche a voi, ma io l’ho trovato carino e decisamente migliore dell’ironia da caserma un po’ stereotipata e volgare che avrei potuto leggere in un contesto simile. Anche Mirella, per quanto io sia entrata immediatamente in empatia con Leyla, è un personaggio che mi è piaciuto moltissimo. Dietro la scorza di donna burbera, si cela una persona dall’animo gentile e inaspettatamente fragile. Com’è ovvio, non mancano i personaggi secondari, caratterizzati così bene che spero in un seguito pure per sapere ancora di loro e non soltanto di Leyla e Mirella.
Un’altra cosa che mi è piaciuta, ma tanto, è che leggendo sembra proprio di guardare un film.
“Mirella richiuse di scatto il giornale, lasciando la
lettura della figlia a metà.«La polizia brancola nel buio… ma che ne sanno…
imbecilli!”», e buttò il giornale direttamente nel cestino
della carta straccia. Raniero Boccherini, che del
quotidiano non aveva ancora letto l’inserto sportivo,
si chinò a raccoglierlo e, dopo averne lisciato le pagine
come fossero il manto di un puledro di razza, lo nascose
nel cassetto della scrivania.”
La trama e i dialoghi, peraltro, si presterebbero benissimo a una trasposizione cinematografica.
Alessia Garbo.