Oggi vi parlerò di un thriller di Barbara Sessini, edito Newton Compton e sequel diUn posto tranquillo per un delitto”.

Titolo: Il giorno perfetto per un delitto
Autrice: Barbara Sessini
Genere letterario: Thriller
Prezzo formato Kindle: €2,99
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Trama

Quando la violinista Ines Salis viene raggiunta da un proiettile in pieno viso, nessuno sa spiegarsi cosa ci facesse in quella strada deserta di Alarcò, nella costa sud della Sardegna. Il caso va risolto in fretta, perché la fama della località turistica è minata da alcuni eventi accaduti nelle ultime settimane. Tra questi, l’arresto per traffico di cocaina di Oscar Berti, la cui innocenza Ines stava cercando di dimostrare, e l’omicidio di un notabile del paese. Sulle vicende indaga la squadra del commissario Diana e, senza spostarsi da Torino, anche l’annoiato commissario Rossini, che tenta ufficiosamente di capire se il ragazzo, che era stato suo consulente, non sia stato vittima di ritorsioni per un vecchio caso. Quando si tratta di traffici illeciti, infatti, i muri crollano e le distanze si accorciano, comprese quelle tra Sardegna e Piemonte. Ma sono davvero la droga e l’arresto di Oscar Berti le cause del destino di Ines Salis?

Recensione

La verità talvolta è indimostrabile,
talvolta invece è sopravvalutata.

Peccato non aver letto il prequel di cui non conoscevo l’esistenza. Dico peccato perché ritengo che avrei potuto apprezzare maggiormente Il giorno perfetto per un delitto, se l’avessi fatto. Avrei potuto empatizzare meglio con i personaggi, credo che avrei già avuto modo di conoscere il commissario Diana e sua figlia Vera. Partendo dal sequel, invece, mi sono ritrovata ad avere a che fare con protagonisti “nuovi” che l’autrice dava per scontato facessero già parte dei miei affetti letterari. Così non è e mi sento di affermare che il personaggio che mi è più caro è Oscar Berti.

La violinista Ines Salis, amica di Vera Diana e Oscar Berti, muore colpita da un proiettile. Vero è che negli ultimi tempi i suoi rapporti con l’ex manager erano diventati difficili, ma addirittura finire uccisa…! Vera non se lo spiega e del resto bisogna risolvere in fretta il fitto mistero perché l’arresto per traffico di cocaina del suo compagno Oscar e l’omicidio della violinista che tentava di provarne l’innocenza non possono non essere collegati. Così, quella che si preannunciava una vacanza tra amici diventa un’indagine, ma non è facile infiltrarsi in un gruppo di malavitosi senza rimanerne coinvolti, o peggio ancora devastati.

Dicono che la paura è un sentimento
positivo, perché ti mette in allerta, riesce a
evitarti i guai. Forse, ma quando nei guai
ci sei già dentro fino al collo è abbastanza
inutile, specie se oltrepassa i livelli di guardia
e invece di incentivare il cervello a ragionare
lo blocca.

C’è da dire che, per quanto sappiamo che Ines morirà, ci vorrà più della metà del romanzo perché ciò avvenga e io non sono un lettore molto paziente, quando si tratta di thriller che stentano a decollare. Stiamo parlando di un romanzo bello corposo, più di quattrocento pagine, non riesco realmente a individuare grandi falle nella narrazione, però sì, qualcosa che non va questo libro ce l’ha.

Ines è un morto che cammina, eppure non sono riuscita a familiarizzare né con lei né con Vera ma solo con Oscar, l’uomo di quest’ultima, di colore, che parla un italiano perfetto e stranamente forbito. I personaggi, sia quelli buoni del gruppo del commissario, sia quelli cattivi del gruppo di Maria sono sufficientemente caratterizzati ma purtroppo Il giorno perfetto è poco dialogato, molto descrittivo e ripetitivo. Ad esempio, non si contano le descrizioni del mare di Alarcò e del rapporto che i protagonisti hanno con questo.

Quanti nemici può avere una
donna come quella?

Mi sento in dovere di precisare, però, che Il giorno perfetto possiede senz’altro delle note positive e che quanto precedentemente sottolineato altro non è che il frutto di mere predisposizioni personali. Innanzitutto, leggendo si percepiscono le origini sarde dell’autrice e mi spingerei quasi a dire che sia molto legata alla sua terra, e io nutro sempre una grandissima opinione per quelli che non rinnegano le proprie origini. E che i giochi di potere tra cosche rivali sono bene orchestrati, credibilissimi e riconducibili ai casi di cronaca realmente accaduti. Adoro questa sfumatura non fictionPer questi motivi, quelle che inizialmente avrebbero dovuto essere tre stelle e mezzo diventano quattro.

La verità è una stanza d’albergo, non è di
nessuno, la gente ci abita per pochi momenti
e tra le porte chiuse chissà che fa, cosa guarda,
come la usa. Se la vedi non abitata, la verità è
qualcosa di normale, tappeti e suppellettili.
C’è dell’altro, però.

Alessia Garbo.

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