Da due giorni non vi parliamo d’altro, lo so. Ma nella nostra redazione molte donne sono vere appassionate di cucina. Come potremmo non seguire un programma come Hell’s Kitchen Italia? 

Le porte della cucina infernale, gestita da Chef Carlo Cracco, si sono chiuse ieri sera dopo la messa in onda della finale che ha visto vincitrice Carlotta Delicato (intervista Qui). Ma state tranquilli, Hell’s Kitchen tornerà il prossimo anno con una nuova stagione. I casting sono già aperti. (contatti QUI

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Oggi però la nostra attenzione è rivolta a lui, il Vichingo, come si è definito, e lo hanno definito, più volte. Mi riferisco ovviamente a Kristian Simoni che si è aggiudicato il terzo scalino del podio.
Kristian ha 23 anni e un’esperienza lavorativa di tre che lo ha portato a girare le cucine di molti paesi come l’Islanda, la Danimarca, la Spagna… addirittura l’America.  A muoverlo è la straordinaria passione per la cucina, la voglia di sapere e di conoscere nuove culture che possano accrescere le sue conoscenze nel campo culinario. E’ stato uno dei papabili vincitori di questa edizione di Hell’s Kitchen Italia e noi abbiamo avuto il piacere di potergli rivolgere qualche domanda.

L’intervista: 

Prima di tutto, benvenuto su Tratto Rosa, Kristian. Adesso passiamo alle domande, giuro che non ti bersaglierò e cercherò di contenere la mia curiosità 😉
Tu hai già  lavorato nelle cucine di molte nazioni tra cui l’Islanda e la Danimarca. E ancora la Spagna e addirittura in America. Com’è nata l’idea di partecipare ad Hell’s Kitchen? Cosa ti aspettavi da questo percorso?

Kristian: Allora, ho fatto molte esperienze all’estero per sete di sapere, di imparare colture e piatti differenti, la mia partecipazione ad Hell’s kitchen è stata tutta casuale, mi hanno contattato dalla redazione tramite mail mentre ero in Islanda, (mi avevano trovato in un gruppo di chef su Facebook) e da lì in poi ho iniziato a fare i provini finché non mi hanno contattato comunicandomi che ero stato selezionato come concorrente. Da questo percorso mi aspettavo di crescere, di confrontarmi con professionisti e di mettermi in gioco.

I tuoi piatti sono stati definiti da molti come dei veri e propri quadri, e io sono totalmente d’accordo. Da dove nascono le tue idee, le intuizioni? E’ merito delle diverse culture culinarie che hai conosciuto in giro per il mondo?

Kristian: Ho sempre pensato che l’occhio vuole la sua parte, l’impiattamento è una parte fondamentale del piatto. Le mie idee nascono così all’improvviso: un’ispirazione, un pensiero, un quadro, tutto può ispirarmi a creare e provare. Sicuramente girare il mondo mi ha permesso di essere più creativo mentalmente, ma ci sono parecchi studi dietro ad un piatto che è la parte finale di tutto un percorso.

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Tornando alla tua partecipazione al programma. Ti sei classificato terzo, hai detto di esserne orgoglioso ma che ti è comprensibilmente dispiaciuto non arrivare all’ultima sfida. Hai detto anche che, qualora fossi stato uno dei due finalisti, avresti preferito Guglielmo come avversario. Perché? 

Kristian: Mi sarebbe piaciuto Guglielmo come avversario semplicemente perché, data la nostra esperienza molto diversa, lui 35 anni di cucina io 3, sarebbe stato una sfida sul mondo della cucina in movimento.

Hai iniziato la tua avventura nella squadra blu, poi sei approdato alla squadra rossa. Come definiresti il tuo rapporto con i compagni d’avventura? C’è qualcuno tra loro che ti ha lasciato qualcosa in più?

Kristian: I miei compagni sono stati tutti favolosi. Un merito particolare a Shaban, un vero guerriero  divenuto poi mio grandissimo amico. A Paolo, un ragazzo favoloso e infine, ma non per ultima, Roberta una ragazza di un’intelligenza e umanità rarissima

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L’ avventura ad Hell’s Kitchen è terminata. Cambieresti qualcosa del tuo percorso o rifaresti tutto? Qual è il ricordo migliore che ti porterai dietro da questa esperienza?

Kristian: La mia esperienza finisce qui, ma continua nella vita quotidiana. Rifarei tutto ma proprio tutto, anche gli errori che ho imparato a capire e correggere. Forse mi sarei dovuto aprire di più come persona, ma per me è stato come lavorare nel ristorante di Carlo Cracco, e nella vita ho sempre detto: “Meglio pentirsi che rimpiangersi”. E io non ho nulla da rimpiangere.
Sicuramente la vincita al refettorio ambrosiano con Massimo Bottura  e la lezione privata con lo Chef Carlo Cracco sono il i ricordi migliori. 

Trovarsi faccia a faccia con Chef Carlo Cracco, che effetto fa? Nelle puntate che abbiamo visto, sembra essere una persona abbastanza dura, severa. Ma com’è Carlo Cracco al di là del ruolo televisivo? I suoi consigli quanto influiranno su Kristian cuoco?

Kristian: Carlo Cracco è uno chef di altissimo livello, riesce subito a distinguere il talento nelle persone. Con me è stato sempre molto umano, è stato un maestro e sicuramente, anche se in breve tempo, mi ha insegnato tanto come uomo e tanto come chef

Quanto “brucia” l’essere arrivato a un passo dalla finale e non aver avuto la possibilità di far conoscere a Cracco il tuo menù?  

Kristian: Avevo già pronto il mio menù, era una degustazione di piatti in giro per il mondo, tutti con una storia dietro. E’ stato un peccato, ma sono contento lo stesso che lo Chef abbia potuto assaggiare i miei piatti. 

E adesso cosa farai? Tornerai in Islanda, o in Spagna… Quali sono i tuoi progetti lavorativi?

Kristian: Al momento mi trovo in spagna per assorbire il massimo dalla cucina spagnola moderna, a breve tornerò ad Asti per lanciarmi in un progetto molto interessante. Ho ancora molto da imparare e per sei anni sarò come una “spugna”: assorbire e assorbire sempre, nella vita come in cucina non si è mai arrivati.

Se dovessi parlare ai concorrenti della prossima edizione, quale consiglio ti sentiresti di dare?

Kristian: Il mio consiglio sarebbe quello di essere se stessi, e crederci crederci e ancora crederci.

Ultima domanda: Come avevi immaginato la finale? Escludendo te, chi avresti immaginato sarebbero stati i protagonisti dell’ultima sfida per il titolo di terzo Executive Chef?

Kristian: Mi aspettavo una finale con Shaban, Paolo, Roberta, Flavia. Ma la cucina infernale ha sempre sorprese da sfoggiare 🙂 

Grazie mille Kristian per aver dedicato un po’ del tuo tempo a questa intervista, e ti auguro di realizzare tutti i tuoi porgetti. Ovviamente un grande in bocca al lupo per il progetto immente che ti porterà ad Asti.

Kristian: Ringrazio Tratto Rosa per l’intervista e continuate a seguirmi un saluto a tutti. 

 

One Comment on “Intervista a Kristian Simoni, terzo classificato ad Hell’s Kitchen Italia 2016.”

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