Ci sono miliardi di guru che si ergono a scienziati dell’amore. Ma l’amore non è una scienza, di certo non è esatto. Non c’è una formula o una ricetta “giusta”. Questo perché gli ingredienti di base sono le persone. E le persone sono così imprevedibili e diverse, che non possono essere incastrate in delle etichette.
Ora, se una sola persona è così complicata, come possono essere semplici due persone che stanno insieme? Cosa vuol dire essere una coppia? E quando una relazione non è più sana?
Oggi parliamo d’amore. Perché è quello il presupposto su cui bisognerebbe stabilire una relazione. O almeno dovrebbe esserlo. L’amore in tutte le sue varianti, che sia esso attrazione fisica, tenerezza o amicizia. Una relazione si basa sempre su sentimenti benevoli. Ecco il primo campanello di allarme, che dovrebbe suonare al pari di una sirena delle navi.
Quando una relazione non è più sana? Quando il presupposto principale viene a mancare, ovvero quando i sentimenti benevoli diventano con connotazione negativa.
La gelosia che diventa ossessione. Il contatto fisico che diventa pretesa. Ma non solo questi aspetti così evidenti.
Una relazione non è più sana quando “IO” diventa più importante di “NOI”.
Questo campanello suona in modo meno rumoroso, ma bisogna prestargli la stessa attenzione. Si palesa in alcuni modi sottili. Per esempio ciò che fa l’altro è più importante di ciò che facciamo noi. I suoi pensieri, le sue emozioni, le sue esigenze vengono prima delle nostre, perché ritenute più pressanti, di valenza superiore a qualunque cosa riguardi invece noi. Ecco, questo è decisamente un campanello che va ascoltato.
- Cosa vuol dire coppia? Vuol dire due dello stesso insieme. Ogni parte di questo insieme “pesa” allo stesso modo. Non c’è valenza 70 e 30, ma 50 e 50. Non negherò che trovare un equilibrio tra le esigenze di ciascuno è davvero, davvero arduo. Diciamo pure che se non si diventa bravi equilibristi è quasi impossibile avere una relazione, non solo d’amore, ma con chiunque. Diciamo pure che le incomprensioni e la non volontà di far funzionare le cose sono la vera ragione per cui le storie spesso finiscono. Questo tuttavia non giustifica un atteggiamento supponente o, al contrario, eccessivamente conciliante.
Assecondare l’altro in tutti i suoi bisogni, abnegarsi, rinunciare alle proprie passioni o anche solo ai propri tempi e spazi, anche questi sono elementi di una relazione non sana. È vero che magari sono intesi come benevoli, perché volti al benessere dell’altro, quindi non vengono visti come negativi. Eppure non è così. Negare se stessi non aiuta la coppia, tutt’altro. Toglie alla relazione la bellezza della diversità. Dello scoprirsi poco alla volta, ogni giorno. Dello scontro volto alla crescita, al miglioramento di se stessi come persone e di “noi come coppia”.
Se manca tutto questo, la relazione non può definirsi sana. Avere il coraggio di riconoscerlo e mettersi in gioco, be’, quella è tutta un’altra storia per un altro momento.
A presto!