Nell’afosa giornata settembrina di ieri, in quel di Milano abbiamo avuto il piacere di conoscere Anna Todd: scrittrice americana divenuta bestseller grazie ad After, amata da milioni di lettori in tutto il mondo per le sue storie a volte dure, complicate, ma sempre veritiere e molto sentite.
Bella, sorridente, allegra, disponibile, autentica. Tutto questo è ciò che noti subito di Anna Todd, scrittrice nata da Wattpad, cresciuta con il mito di Jane Austen sognando il suo Mr. Darcy e divenuta, a soli 27 anni, scrittrice bestseller capace di far sognare milioni di lettori con le sue storie. A cominciare da “After”, l’amore travagliato tra Tessa e Hardin (all’interno dell’articolo curiosità e conferme sul film), fino a l nuovissimo “Stars. Noi stelle cadenti” in libreria da oggi 11 settembre. Noi di Tratto Rosa l’abbiamo incontrata ieri a Milano, grazie a Sperling&Kupfer siamo riusciti a trascorrere qualche ora con Anna Todd che ha risposto a tutte le nostre curiosità, con dolcezza e il sorriso sempre sulle labbra. Vorreste sapere cosa ci ha detto? Leggete l’intervista qui di seguito:
Hai cominciato a scrivere su Wattpad, ti manca l’interazione diretta con i lettori capitolo per capitolo? Influiva in qualche modo nella stesura?
La cosa che amo tantissimo di wattpad è proprio questa, adoro leggere i commenti dei miei lettori e delle mie lettrici. In un certo senso influenzano quello che scrivo, soprattutto quando scrivo degli eventi più drammatici o nelle situazioni di suspense. Con Tessa e Hardin ho giocato molto su questo, proprio perché la loro storia è costellata da alti e bassi. Leggevo sempre i commenti dei lettori per capire che direzione loro immaginavano avrei preso, nonostante Hardin compisse azioni negative nei confronti di Tessa loro continuavano a difenderlo, quindi spingevo sempre oltre il comportamento negativo per vedere fin dove potevo giocare con la sua cattiveria. E poi è arrivato il momento in cui i lettori mi hanno detto: No, adesso non può più continuare. Si devono lasciare. Ma fino ad allora erano stati dalla sua parte, dalla parte di Hardin, ed è una cosa che in un certo senso mi ha molto stupita. Amavo seminare indizi per vedere se i lettori li avrebbero colti, e quando accadeva capivo che quello era il momento giusto per prendere una strada piuttosto che un’altra.
Come nasce una tua trama? Quando hai cominciato a scrivere “Stars. Noi stelle cadenti”, il tuo nuovo romanzo in libreria da oggi, avevi già pianificato ogni cosa? Sai già esattamente cosa succederà nei seguiti?
Diciamo che sono tutte idee che mi vengono mentre scrivo, cose che saltano fuori all’improvviso senza che io ne sia consapevole. Magari sono le parole di una canzone, una situazione che avviene in pubblico, sono tante piccole cose che fanno da scintilla per la mia creatività. Perciò no, non so ancora con certezza cosa accadrà nel prossimo volume di Stars.
Ci puoi dire se leggeremo il punto di vista di Kael, nel secondo volume?
“Sì. Come anche in after mi piace cambiare i punti di vista, e amo molto di più scrivere dal punto di vista maschile. Come avrete capito dai miei libri su London, dove appunto è sempre il protagonista maschile ad esprimersi, amo tantissimo scrivere nei panni degli uomini. Quindi sarà così anche per Kael, che però ha una psicologia più complessa ed è più difficile approcciarcisi. E molto duro con so stesso, ha grandi sensi di colpa e pentimenti. Non si accetta. Quindi un personaggio impegnativo ma che amo.”
Kael, il protagonista di “Stars. Noi stelle cadenti” è un militare, lo è anche tuo marito. Quali similitudini ci sono tra i due? Se ci sono.
“Devo dire che sì, ci sono tante similitudini tra Kael e mio marito ma anche molte differenze. Sicuramente ho tratto ispirazione dalle esperienze militari di mio marito, come lo stress post-traumatico causato dalle missioni a cui ha partecipato. Di contro, Kael ha una personalità, molto tranquilla, è una persona silenziosa mentre mio marito è divertente, fa un sacco di battute ed è molto più aperto. Questa è sicuramente una differenza tra i due.”
Com’è nata l’idea sul mestiere di Karina? C’è una ragione precisa?
“Quando inizio a scrivere ho una scena che mi viene in mente dal niente, e quando ho pensato a questo romanzo la prima cosa che ho immaginato è stato questo lettino da massaggi sul quale era steso un uomo con addosso i pantaloni. E la ragazza si chiedeva: ma perché questo indossa i pantaloni? Ecco, da lì ho costruito tutta la storia. È nata così, da questa prima scena ho capito che lei sarebbe stata una massaggiatrice e lei un militare.”
Su Stars c’è un pensiero di Karia: Pretendevo la verità eppure mi aggrappavo alle bugie. Pensi che alla nostra società abbia paura della verità?
“Assolutamente. Io penso che ci nascondiamo dietro alle bugie perché sono più facili da accettare. Viviamo in un mondo di bugie presenti in tutte le sfere della nostra vita: nella famiglia, la politica, le amicizie. Ci adattiamo alle bugie perché sono molto più facili rispetto alla verità. Nella mia esperienza è capitato che pur sapendo che alcuni rapporti d’amicizia erano davvero negativi e sbagliati per me, continuavo a considerarli fondamentali e importanti perché è più facile credere a una bugia invece che alla verità. E come se venissimo educati dalla società a credere alle bugie.”
Mettiamo a confronto due tra i tuoi libri: The spring Girls e Stars, con quale storia hai trovato maggiori difficoltà durante la stesura?
“Sicuramente con The spring girls, perché non è una storia d’amore classica come quelle che sono abituata a scrivere io . La storia di Spring girls narra le vicende da quattro punti di vista femminili, non c’è un protagonista maschile così preponderante e questa è una differenza sostanziale. Stars è più nelle mie corde, è più facile per me scrivere un romanzo d’amore”.
Quanto è importante per te parlare d’amore attraverso i libri?
“Leggere le storie d’amore è un modo per trovare evasione dai tanti problemi che ci circondano nel mondo attuale. Negli Stati Uniti, per esempio, nell’ultimo periodo siamo sottoposti quotidianamente a tantissimo stress dal punto di vista politico. Quindi le storie d’amore e sono importantissime, mi è sempre piaciuto scriverne perché le considero una distrazione dalla realtà.”
I tuoi libri sono letti da tantissime giovane ragazze che imparano a vedere l’amore con i tuoi occhi. Ti rende nervosa sapere che le tue parole possono influenzare i lettori, oppure vivi la stesura con naturalezza?
“Entrambe le cose, devo ammetterlo. In ogni caso, cerco sempre di mantenere il mio approccio alla scrittura il più naturale possibile. Se così non fosse, mi troverei a scrivere storie dove tutti sono felici. Dove nessuno commette errori e tutto va sempre a finire bene. So che al mio pubblico i miei romanzi piacciono proprio perché si ha la sensazione di leggere storie tra adolescenti veri, che incontrano situazioni per loro realistiche. Invece la narrativa young adult è costellata da genitori perfetti, protagonisti perfetti, storie d’amore perfette. Da teenagers che letteralmente salvano il mondo, quindi non corrispondenti alla realtà che vivono gli adolescenti.”
Ho ricevuto tanti feedback positivi dai miei fan che hanno letto After, dove nonostante Tessa sembri perfetta ha invece tantissimi difetti. È molto immatura, giudica chi le sta intorno, e Hardin è tutto eccetto che perfetto. Io non voglio scrivere lezioni che gli adolescenti devono seguire, non voglio avere in mente questa cosa perché non riuscirei a essere naturale. Sento, che lo voglia o no, un po’ di pressione su questo punto però continuerò a scrivere di personaggi reali. “
A proposito di Tessa, ti senti più affine a lei oppure a Karina?
“Mi sento più affine a Karina, anche se ci sono alcune analogie anche con Tessa. Ad esempio: a me e a Tessa non piace il Ketchup e adoriamo leggere i classici della letteratura. Con Karina ci sono maggiori affinità a livello di personalità, come lei sono sempre stata più matura mentre Tessa ha vissuto in un mondo protetto.”
Sappiamo che hai una vera passione per per Jane Austen, questo quanto ha influenzato la tua scrittura? L’ha fatto con la caratterizzazione di Hardin?
“Mr. Darcy è il mio primo fidanzato letterario di sempre, il personaggio che ho amato fin da quando ero piccola. È un uomo che si distingue, orgoglioso e silenzioso ma aperto. Sono caratteristiche che mi piacciono, quindi sì, sicuramente traggo ispirazione da Jane Austen e dai suoi personaggi.”
Scrivi anche dal punto di vista maschile, com’è per te entrare nell’animo di un uomo e dargli voce?
“Mi viene naturale farlo, è come se questi personaggi maschili vivessero dentro di me e fossero fatti e finiti fin dal principio. Ho molti lettori tra gli uomini, e loro pensano che i miei protagonisti maschili siano molto credibili e autentici. Da quanto mi dicono, non hanno la sensazione che quel protagonista maschile sia frutto di una penna femminile, e io per chissà quale ragione mi sento molto più vicina a Kael e Hardin anziché a Tessa o a Karina.”
La sfera genitoriale è molto presente nei tuoi libri, non sempre in maniera positiva. Da cosa trai ispirazione, e quanto c’è della tua esperienza di vita?
“Posso dire che il papà di Tessa è molto simile a mia mamma, anche se mia mamma è ancora viva a differenza del papà di Tessa. Mia madre ha gli stessi problemi e le stesse dipendenze di quest’uomo, hanno esperienze passate molto simili. La stessa cosa si può dire del fratello di Karina. Non è facile che io possa scrivere di genitori positivi, perché il modo in cui veniamo educati dalla nostra famiglia ci influenza totalmente, e nel mio caso non posso scrivere una cosa differente da quella che è stata la mia esperienza. E poi, penso che se fossero tutti perfetti non corrisponderebbe alla realtà.”
In Stars ci presenti un episodio di pregiudizio e di razzismo, elemento insolito per un romance. Da cosa è nata questa scelta?
“Undici anni fa ho sposato un uomo di colore, abbiamo vissuto in Texas e quindi come non riconoscere il razzismo nella vita quotidiana? È sempre stata una costante in tutta la mia vita, da quando ero adolescente perché non ho mai avuto un fidanzato che fosse bianco. I miei ragazzi sono stati di etnie diverse, ma mai bianchi. Potete immaginare come venivo considerata in Texas, come mi chiamavano, quali erano i nomi che mi venivano affibbiati soprattutto dopo che ho sposato un uomo di colore. Quando mi sono approcciata alla stesura di Stars non sapevo come avrei affrontato questa tematica, ma sapevo che volevo parlarne. Sapevo che sarebbe stato difficile, perché in una storia d’amore si cerca l’evasione dalla realtà. Mentre invece la mia storia era ambientata nel sud, c’era questa coppia interrazziale, il loro amore sotto il presidente Trump, quindi era impossibile non inserire elementi di realismo all’interno della trama. Non potevo evitarlo, perché il mondo in cui viviamo è presente. Ammetto però di aver provato un po’ d’ansia durante la stesura, ma sono felice d’averlo fatto perché la vita è anche questa.”
After arriverà molto presto al cinema, hai avuto voce in capitolo per le scene del film? Che ne pensi degli attori?
“Ho lavorato davvero a stretto contatto con la produzione del film, ero sul set tutti i giorno e tra l’altro sono io stesso produttrice del film. Ho lavorato alle riprese, è stato divertente e ho avuto la possibilità di imparare tante cose sulla realizzazione cinematografica. Dal punto di vista tecnico, dal punto di vista del regista e ho imparato come si scrivono le sceneggiature. Senza dubbio questa esperienza mi ha aiutata a crescere, ed è stato fantastico perché, caspita, After! Avrò la trasposizione cinematografica del mio libro.
Il modo in cui siamo arrivati alla scelta del casting e di questi due attori è stata una strada piuttosto tortuosa, perché io avevo scelto il mio Hardin già tre anni fa. Ero convinta che sarebbe stato lui a interpretare il ruolo di Hardin, e poi ho visto Hero e devo dire che è effettivamente perfetto nel ruolo del bel tenebroso, perché lo interpreta in una maniera davvero fantastica. Nonostante all’inizio magari ci fossero alcuni dubbi, è davvero l’unico che potrà interpretare questo ruolo. Per quanto riguarda Josephine, si era presentata per il ruolo di Molly, anche perché avevamo già la nostra attrice per Tessa nel cast. E invece poi alla fine ha interpretato lei Tessa, perché insieme a Hero hanno fatto click. Si parla tanto della magia che si crea nel set cinematografico, ed effettivamente questa magia si crea perché loro due sono veramente perfetti quando recitano insieme. Josephine non deve fare niente per diventare Tessa, è proprio lei in maniera naturale. Per Hero, abbiamo dovuto lavorare un po’ sulla sua trasformazione fisica. Soprattutto per applicare i tatuaggi che non aveva, e per far crescere questi capelli perché gli crescono davvero molto molto lentamente. Dal giorno dell’audizione non se li è più tagliati, ma ha impiegato davvero molto tempo per ottenere la lunghezza di Hardin. Recitano davvero in maniera fantastica, quindi siamo stati fortunatissimi ad averli trovati.”
Tra loro quindi c’è la stessa chimica che leggiamo sulla carta?
“Si. Al cento per cento.”
Pensi di fare un cammeo nel film?
“Ebbene si, io interpreto un piccolo ruolo che, vi dirò, è stato molto divertente ma non vi rivelo di cosa si tratta.”
Perché non una serie tv?
“Inizialmente ci abbiamo pensato, perché ci avrebbe permesso di evitare una serie di difficoltà. Ma quando parte il contratto con un network televisivo, l’autore perde il suo potere decisionale. Non ha il controllo, perché una serie tv implica il lavoro di diversi sceneggiatori con i quali avrei avuto difficoltà a interagire. Non avrei potuto partecipare come sceneggiatrice, e sappiamo che spesso accade che una serie tv si discosti nel tempo quasi totalmente dal libro. Servono sempre nuove idee e se ne rimane a corto, per questo ho pensato che la realizzazione del film sarebbe stata migliore nell’ambito cinematografico. In televisione i cambiamenti sarebbero stati tantissimi, e io non avrei potuto controllarli.”
Concludiamo con una domanda personale, molto personale. Ci incuriosisce il tatuaggio sul braccio, sono delle coordinate, cosa rappresentano?
“Questo tatuaggio si riferisce a un viaggio in Brasile, un’esperienza che mi ha cambiata in maniera positiva e mi ha reso una persona migliore. Il Brasile è un paese che amo tantissimo, e questo tatuaggio ha una storia piuttosto insolita per la mia famiglia, e cioè siamo andate dal tatuatore insieme io con mia madre e mia sorella. Loro hanno fatto il loro tatuaggio, mentre io ho fatto le coordinate del centro del Brasile.”
NB: all’incontro erano presenti altri blogger, l’intervista è stata realizzata grazie alle domande che tutti i presenti hanno posto alla scrittrice Anna Todd.
Blog presenti all’incontro:
Leggere romanticamente
Esmeralda viaggi e libri
Il bello di essere letti
Il colore dei libri
Everpop