Non fare domande di Sophie Hannah ti lascerà con il fiato sospeso. Siete pronti a risolvere l’enigma?
Titolo: Non fare domande
Autrice: Sophie Hannah
Casa editrice: Garzanti
Data di pubblicazione: 30 Agosto 2018
Genere: Thriller.
Store d’acquisto: Amazon.
Trama:
Abbarbicata sulle colline del Devon, Speedwell House si staglia imponente contro il cielo terso. È impossibile non notarla, circondata com’è da rampicanti verdissimi e dalla calma del fiume che la lambisce. Appena la vede, Justine capisce che è la casa perfetta per lei. Qui potrà ricominciare da capo, lontano dal caos londinese, e dedicare più tempo alla figlia Ellen. Ma a soli quattro mesi dal suo trasferimento, quella promessa di tranquillità viene spezzata. Ellen diventa introversa e sfuggente. Un comportamento insolito, a cui Justine non riesce a trovare spiegazione. Finché, tra i compiti di letteratura della figlia, non si imbatte in un tema, una breve storia di omicidi seriali commessi in passato proprio a Speedwell House. Justine non può crederci.
Ellen deve essersi immaginata tutto. A questa scoperta fa seguito una serie di telefonate anonime: dall’altro capo del ricevitore la voce di una donna si rivolge a Justine chiamandola «Sandie» e minaccia di ucciderla se non lascia al più presto il Devon. Quando questa voce le parla degli omicidi di cui ha scritto anche Ellen, Justine inizia ad avere paura e a chiedersi chi sia quella donna e che cosa voglia veramente da lei. Forse c’è un fondo di verità nella storia raccontata dalla figlia che all’inizio le era sembrata tanto irreale. Per Justine è arrivato il momento di vincere la paura e andare a fondo della questione prima che sia troppo tardi. Perché non può permettere che qualcuno distrugga tutto il suo mondo. Non un’altra volta.
Recensione:
Quando ho iniziato a leggere il nuovo libro di Sophie Hannah, “Non fare domande”, non avevo idea a cosa andavo incontro. Sapevo che si trattava di un thriller psicologico e, dopo aver letto la trama, l’unico pensiero che mi ha sfiorato è stato “okay, devo leggerlo”. Non “voglio”, ma “devo”.
Avete presente quando vedete la copertina di un libro, la esaminate con attenzione e poi lo voltate per leggere la trama, di cosa parla e, sebbene non sia il vostro genere, o sapete che state per buttarvi alla cieca in un’esperienza mentale e, bhe, anche fisica, voi comunque dovete capire? E iniziate a sfogliare le pagine, a soffermarvi sui passaggi che non capite, e avete fretta di arrivare alla fine. Perché si, voi dovete assolutamente capire cosa succede. Perché state leggendo quei determinati passaggi, qual’è lo scopo di tutto quello. Ecco, questo è quello che ho provato leggendo “Non fare domande”.
“ E, potete credermi, non esiste niente di più
faticoso che dover essere il personaggio principale
di un dramma incentrato su altri eventi tragici che
si possono solo indovinare, non potendo leggerne il copione.”
La trama è appetitosa. Una famiglia londinese si trasferisce in una piccola cittadina, nel Devon. Madre – decisa assolutamente a cancellare la sua vita fino a quel momento e a dedicarsi al dolce far niente – padre e figlia adolescente. Una quattordicenne sempre con la risposta pronta e dalla fervida fantasia. E poi qualcosa cambia. La tensione inizia a diventare palese.
Tu, lettore, non riesci ancora a capire cosa sia successo. E inizi a pensare alle classiche cose da film dell’orrore. Ellen – la figlia – è stata molestata? È stata posseduta da qualche strana entità? L’intero romanzo è raccontato dal punto di visto della madre, Justine. Noi siamo lei, nella sua testa. Vediamo quello che le succede intorno, dalle cose più insignificanti come a quelle più preoccupanti. Spaventose. Ridiamo con lei, ci preoccupiamo con lei. E si, percepiamo la sua stessa ansia.
La trama, lineare, è interrotta spesso dalla sotto-trama. Perché noi non vediamo soltanto la vita di Justine, di Ellen, di Alex e successivamente di George – praticamente il personaggio che, ho deciso, è uno di quelli di cui nessun libro può fare a meno – ma osserviamo dall’esterno anche la storia della famiglia Ingrey, esplicitata in un racconto di Ellen e che, capiremo, sarà molto importante per l’intera storia. Personalmente, sono rimasta maggiormente colpita dai personaggi di una storia invece che dei protagonisti principali.
La famiglia Ingrey è ben strutturata. Il racconto è tutto basato su una domanda, la stessa domanda che chiunque non può che continuare a porsi, e alla quale non avremo una risposta sino agli ultimi capitoli del libro.
Chi è stato? E per quale motivo? Cosa significa tutto questo?
“ Le preoccupazioni sono animali da branco,
oltre che vigliacche. Troppo deboli e imbelli
per causare danni da sole, mandano segnali
per ricevere rinforzi, e dopo un po’ ti ritrovi
accerchiato, senza vie di scampo.”
Il linguaggio è semplice. Niente parole artificiose, niente complicanze. Noi siamo semplicemente nella testa di Justine. Nonostante sia un libro senza particolari colpi di scena – praticamente Justine ci dice tutto ciò di cui abbiamo bisogno di sapere – piccole note geniali sono da tenere in considerazione, come Figgy – vero nome Figgy Pudding – il piccolo cagnolino che Justin decide di adottare e che somiglia “ad un calzino stropicciato” e l’intero personaggio di Anne. Chi è Anne? Perché a mio parere è un personaggio interessante? Leggete e lo scoprirete.
Da un libro che, nonostante la prima persona – come ho già detto, il libro è raccontato da Justin direttamente – che personalmente trovo fastidiosa a meno che non sia talmente eccezionale da farmi rivalutare la mia opinione, riesce a tenerti incollato sino all’ultima pagina, dalla quale non riesci a scollarti il desiderio di “vedere” cosa stia succedendo, non si può dire altro che questo.
“ Non esiste nessuna Perrine Ingrey.
La camera da letto di mia figlia
non è mai stata la sua.”
Ambra Ferraro.