“La genti lu chiamava Colapisci, picchì stava nto mari comu a n pisci…” 

Colapesce è il nome di un cantautore che, soprattutto negli ultimi mesi, grazie a Musica leggerissima, insieme a Dimartino, sta guadagnando i consensi di molti. Però non è solo il nome di un cantautore. Infatti Lorenzo Urciullo per il suo nome d’arte si è ispirato alla Leggenda di Colapesce, una storia che si tramanda sin dal XII secolo nell’Italia meridionale e racconta di un uomo dalle abitudini molto singolari!

La traduzione della frase di apertura è “La gente lo chiamava Colapesce perché stava nel mare come un pesce”.

Cola, infatti, diminutivo di Nicola, era un giovane che, secondo la leggenda Messinese, amava passare tutte le sue giornate immerso nel mare. Le voci sulla vita di questo ragazzo saltellarono di bocca in bocca fino ad arrivare alle orecchie curiose di Federico II di Svevia. L’imperatore così sfidò Cola in una serie di prove. Spostandosi con una imbarcazione fece lanciare nelle profondità del mare degli oggetti, sempre più lontano, sempre più a fondo. Il compito di Colapesce era di riportare gli oggetti lanciati da Federico II di Svevia ma, secondo una delle leggende, egli non fece più ritorno dopo il terzo lancio.

Colapesce

Altre leggende invece raccontano che Colapesce, andando sempre più a fondo nel tentativo di pescare gli oggetti lanciati in mare, scoprì qualcosa di inaspettato. La Sicilia veniva sorretta da tre grandi pilastri ma uno, pieno di crepe, sarebbe presto crollato. Cola dopo esser tornato a riferire la terribile situazione della sua amata isola decise così di sacrificare la sua vita, lui che sapeva respirare sott’acqua, per andare a sostituire la colonna rotta. Secondo la Leggenda di Colapesce, infatti, da allora il giovane messinese sorregge la Sicilia.

La versione catanese della leggenda di Colapesce, invece, racconta che, una volta immerso per scoprire le meraviglie nascoste sotto il mare e raccontarle a Federico II di Svevia, il ragazzo scoprì un’altra verità. Al centro della Sicilia vi era un grande fuoco che alimentava l’Etna. Allo scetticismo dell’imperatore, Cola rispose immergendosi nuovamente con un pezzo di legno. Spiega però che lui non sarebbe mai tornato vivo da questa impresa. Infatti, una volta immerso, tornò a galla soltanto il legno bruciato.

Una leggenda napoletana invece attribuisce alla capacità di respirare sott’acqua del giovane, una causa controversa: la maledizione della sua stessa madre.

Questa pare che, dopo avergli detto più volte di non stare tutto il giorno in mare, abbia detto “che tu possa diventare un pesce”. Così Nicola divenne Colapesce.

L’Italia meridionale è molto legata a questa leggenda, tanto che esistono numerose produzioni letterarie e musicali ispirate a Colapesce. Dalle poesie di Ignazio Buttitta alle canzoni di Otello Profazio, si continua a leggere e cantare di questo ragazzo. Un giovane che secondo la leggenda si pensa possa trovarsi sotto il mare a reggere la nostra isola al posto di quella terza colonna che stava per crollare.