“A cena con l’assassino” è stato definito un grande giallo alla Agatha Christie, a cui di certo l’autrice inglese Alexandra Benedict si è spirata.
Un fenomeno editoriale inglese, A cena con l’assassino è arrivato in Italia grazie alla Newton Compton lo scorso Natale. Il periodo coincide con quello in cui i fatti narrati si svolgono. Protagonista indiscusso è infatti, a mio avviso, il Gioco di Natale a cui i personaggi sono “costretti” a partecipare. Dodici indizi e dodici giorni per risolvere gli enigmi e aggiundicarsi il premio. Vince chi riesce a sopravvivere!
Titolo: A cena con l’assassino
Autore: Alexandra Benedict
Genere: giallo
Editore: Newton Compton
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Trama:
Lily Armitage ha deciso che non metterà mai più piede a Endgame House, la grande dimora di famiglia in cui sua madre è morta ventuno anni prima. I suoi propositi, però, vacillano quando riceve una lettera dalla zia, che la invita alla sfida tradizionale che si tiene ogni anno: il Gioco di Natale. In cosa consiste? I partecipanti dovranno trovare dodici chiavi con i dodici indizi a disposizione. Quest’anno c’è un premio speciale: l’atto di proprietà di Endgame House.
A Lily non interessa nulla della casa, ma nel biglietto c’è un dettaglio che basta da solo a convincerla: durante i giochi verranno rivelati gli indizi per scoprire finalmente la verità sulla morte di sua madre. Ma è davvero così o si tratta di uno scherzo di pessimo gusto?
Per scoprirlo, Lily deve trascorrere dodici giorni nella grande casa insieme ai cugini, risolvendo enigmi e indovinelli per rivelare, uno a uno, i segreti più oscuri della famiglia Armitage.
Quando una tempesta di neve isola la casa da ogni contatto con l’esterno, tutto può succedere…
Recensione:
Una cosa che ho apprezzato della narrazione di Alexandra Benedict è l’atmosfera. Una dimora nel mezzo del niente, assi di legno scricchiolanti e fiocchi di neve fuori dalla finestra, un gruppo di parenti attorniati al tavolo da pranzo con un solo obiettivo: aggiudicarsi Endgame House al costo di fare fuori gli altri. La sensazione di tepore è ben descritta da indurre il lettore a rilassarsi, forse troppo, allo stesso modo il pericolo che aleggia come i fantasmi in quella casa lo tengono in allerta.
L’idea di base avrebbe potuto essere molto originale, A cena con l’assassino infatti comincia con una serie di regole che ci vengono spiegate dalla voce dell’autrice. Dodici indizi, dodici chiavi, dodici enigmi e solo chi li risolverà riuscirà a sopravvivere. Il lettore viene posto nella condizione di essere anch’esso un giocatore e questo, inutile dirlo, è elettrizzante per chiunque. Nonché il motivo che mi ha spinto a intraprendere la lettura… che si è protratta più del previsto!
In realtà A cena con l’assassino risulta un giallo abbastanza comune, dall’esito facilmente prevedibile. Ho capito chi fosse l’assassino quasi subito, posso definirmi una sopravvisuta! Il personaggio principale, Lily Armitage, inoltre, è poco approfondito per carattere e per caratteristiche che sono solo abbozzante – ad esempio la sua passione per il cucito e la riproduzione di costumi famosi – e gli anagrammi nascosti nei sonetti sono troppo spesso forzati. I colpi di scena mancano dell’efficacia tipica dei gialli, non ho avvertito il brivido. Un peccato anche l’editing poco curato, troppi refusi quasi in ogni pagina.
Di certo un’ottima campagna pubblicitaria.