“Benedetto sia il padre”, un romanzo di formazione e crescita personale, che sonda nel profondo i sentimenti contrastanti d’amore e d’odio verso le proprie origini. Ancora una volta Rosa Ventrella, attraverso una storia cruda ma vera, scava nella complicatezza dell’animo umano e apre voragini di riflessione.
In “Benedetto sia il padre”, Rosa Ventrella si addentra e ci trascina con la sua narrazione vivida, forte, cruda, tra le mura di una famiglia che potrebbe essere una qualsiasi del nostro tempo: nel 2021 la violenza familiare, verbale e psicologica, è, ahimè, quantomai attuale. La narrazione è affidata a Rosa Abbinante, la protagonista di questo nuovo romanzo edito da Mondadori e che trovate già in libreria, e si divide, dopo un’apertuna sul presente negli anni 2000, in tre momenti cruciali della sua esistenza: Limbo, anni ’70, quando Rosa era solo una bambina che tuttavia si accorgeva del marciume che la circondava e ne soffriva. Fuori dal limbo, anni ’80-’90, Rosa è una adolescente che vive il cambiamento e progetta la fuga verso una vita migliore. Ruggine, siamo di nuovo negli anni del 2000, presa di coscienza di ciò che è stato, male e bene, e che dovrà essere.
Titolo: Benedetto sia il padre
Autore: Rosa Ventrella
Editore: Mondadori
Genere: Narrativa contemporanea
Trama
Quanto di quel che abbiamo vissuto da bambini ci rimane attaccato alla pelle? Ci si può salvare dal male che abbiamo respirato crescendo?
Rosa è nata nel quartiere San Nicola, il più antico e malfamato di Bari, un affollarsi di case bianche solcate da vichi stretti che corrono verso il mare, un posto dove la violenza “ti veniva cucita addosso non appena venivi al mondo”. E a insegnarla a lei e ai suoi fratelli è stato il padre, soprannominato da tutti Faccia d’angelo per la finezza dei lineamenti, il portamento elegante e i denti bianchissimi; tanto quanto nera – “gniera gniera come un pozzo profondo” – aveva l’anima.
Faccia d’angelo ha riversato sui figli e soprattutto sulla moglie – una donna orgogliosa ma fragilissima, consumata dall’amore e dal desiderio che la tenevano legata a lui – la sua furia cieca, l’altalena dei suoi umori, tutte le sue menzogne e tradimenti.
Ma Rosa è convinta di essersi salvata: ha incontrato Marco, ha creduto di riconoscere in lui un profugo come lei, è fuggita a Roma con lui, ha persino storpiato il proprio nome. Oggi, però, mentre il suo matrimonio sta naufragando, riceve la telefonata più difficile, quella davanti alla quale non può più sottrarsi alla memoria. Ed è costretta ad affrontare il viaggio a ritroso, verso la sua terra e la sua adolescenza, alla ricerca delle radici dell’odio per il padre ma anche di quelle del desiderio, scoperto attraverso l’amicizia proibita con una prostituta e l’attrazione segreta per un uomo più grande. E, ancora, alla ricerca del coraggio per liberarsi finalmente da un’eredità oscura e difficilissima da estirpare.
Rosa Ventrella ha scritto un romanzo coraggioso, animato dalla volontà di smascherare la violenza che affonda le sue radici, dure e nodose come quelle degli olivi, nella storia di tante famiglie. Ma, con la sua lingua capace di dolcezza e ferocia, ha saputo mettere in scena a ogni pagina l’istinto vitale, la capacità di perdonare e rinascere.
Recensione
Un tema coraggioso quello della violenza familiare affrontato da Rosa Ventrella in “Benedetto sia il padre”. Quella di Rosa è la storia dolorosa di una famiglia che marcisce nella prevaricazione e nella condiscendenza. Ma ancora più coraggioso è il tema co-protagonista del perdono: si può perdonare, nella vecchiaia, un padre che è stato un aguzzino per la moglie e per i propri figli, adesso che appare anch’egli fragile? E si può perdonare una madre che non ha avuto forza di reagire, trascinando i suoi figli in quel limbo di accondiscendenza e muta rassegnazione? Puoi perdonare te stesso, tu figlio, per aver sperato che tuo padre, artefice del tuo dolore, morisse?
L’orecchio alla porta della camera padronale, il battito del cuore accelerato, un filo unico che legava la mia vita a quella di mia madre. Se soffriva lei, soffrivo io.
È questa la storia di Rosa Abbinante: una figlia che cresce nell’odio del padre verso la madre, nel non affetto del padre verso i figli. In un quartiere malfamato, il San Nicola, a Bari, negli anni ’70 che, ahimè, non sono così distanti quando si parla di violenza domestica; un male che affligge ancora molte famiglie nel 2021. Ancora oggi molto spesso a pagare il silenzio, la mancanza di coraggio per dire basta, la mancanza di ascolto delle autorità competenti (o dovrebbero esserlo), sono i figli. Come Rosa Abbinante, quanti, ancora oggi, crescono nel terrore di essere carne affitisciuta? Quanti sperano che quella bestia – che li ha generati. Che è padre! – scompaia, muoia, per poter essere liberi? Ma sarebbero liberi davvero?
Non è facile digerire la tua storia, anche se te la ritrovi davanti tutte le mattine sulla faccia, quando ti guardi allo specchio. La senti in ogni tuo passo, in qualunque cosa abbia un senso.
I demoni del passato tornano, si aqquietano in un angolo ma restano lì, puoi imparare a domarli, a sopportarli, tuttavia ti segnano. La vita di Rosa Abbinante è stata segnata da un padre despota, un demonio (come lo definisce), che le ha regalato solo la fretta di crescere, evadere, cercare una vita migliore con un uomo che la ami e la porti via da quell’inferno. Ma cosa ne sa Rosa dell’amore? L’unico che abbia mai conosciuto è quello malato di sua madre Agata verso il marito, suo padre, che non ha mai perso occasione per umiliarla, schiaffeggiarla, chiamarla puttana davanti ai suoi figli. E se fosse vero che i figli sono destinati a ripercorrere gli stessi errori dei genitori?
Come si salva un figlio dalle radici marce che ci sono cresciute tutt’intorno?
Benedetto sia il padre è un romanzo di introspezione e di crescita personale, una storia cruda come dicevo, senza filtri. Una narrazione tuttavia fluida, parole forti, tavolta ostili e nonostante tutto motlo spesso capaci di dolcezza, una ricercatezza che si mescola ad alcune brevi frasi dialettali che arricchiscono d’intensità, descrizioni vivide, di sentimenti e luoghi, che ti trasportano in quel posto, in quel momento, a vivere la stessa angoscia, la stessa malinconia, la stessa inquietudine, la stessa voglia di rinascita.
Uno spunto di riflessione non solo sulle conseguenze della violenza domestica, bensì sulla capacità di perdonare per risanare le proprie ferite, riprendere in mano la propria vita, farne qualcosa di meraviglioso malgrado il passato. Per non cadere negli stessi errori che ci hanno segnato!

Sono Cinzia, CEO e SEO Copywriter di Tratto Rosa. Gestisco la strategia del sito, coordino il team editoriale e ottimizzo i contenuti per migliorarne la visibilità online.