“La Befana vien di notte”: com’è nata una filastrocca che tutti conoscono, ma pochi ricordano davvero.
Chi non ha mai canticchiato almeno una volta “La Befana vien di notte…”? Questa filastrocca, così semplice ma evocativa, è entrata a far parte della tradizione italiana legata all’Epifania. Eppure, dietro a questi versi si nasconde una storia ricca di curiosità e significati profondi, che merita di essere riscoperta.
Una filastrocca che diventa poesia e canzone: le tante anime de “La Befana vien di notte”
“La Befana vien di notte” è una rima che tutti conosciamo, ma pochi sanno che ha assunto diverse forme nel corso del tempo. Inizialmente tramandata oralmente come una filastrocca per bambini, era pensata per essere semplice, facile da memorizzare e ripetere. Il suo ritmo cadenzato e le immagini vivaci — la vecchina con il sacco pieno di dolci — hanno contribuito a renderla iconica. Con il passare degli anni, però, questa filastrocca si è evoluta.
Da un lato, è stata interpretata come una piccola poesia popolare, simbolo della tradizione italiana legata all’Epifania. Dall’altro, ha trovato nuova vita in versione musicale, trasformandosi in una canzone che ancora oggi accompagna i festeggiamenti del 6 gennaio.
Che la si reciti o la si canti, La Befana vien di notte è riuscita a mantenere intatto il suo fascino, unendo generazioni con il suo messaggio di semplicità e generosità.
Scarpe o calze rotte? Il mistero dietro i versi della Befana
Una domanda che molti si pongono riguarda il testo della filastrocca: “La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte o con le calze tutte rotte?”. Qual è la versione giusta? In realtà, entrambe le varianti sono corrette, ma si diffondono in modo diverso a seconda delle regioni. La versione più popolare parla di “scarpe rotte”, che sottolineano l’aspetto umile e trasandato della Befana, simbolo di fatica e dedizione.
In alcune aree, però, si preferisce dire “calze tutte rotte”, mantenendo lo stesso significato ma aggiungendo un tocco di colore e immaginazione. Qualunque sia la versione che ricordiamo, il messaggio resta lo stesso: la Befana è una figura che, con semplicità e sacrificio, porta doni e gioia ai più piccoli, trasformando ogni imperfezione in un gesto di amore.
La bellezza di questa filastrocca, in fondo, sta proprio nella sua capacità di adattarsi. Che si parli di scarpe o di calze rotte, La Befana vien di notte continua a evocare immagini vivide e un’atmosfera unica, fatta di tradizioni e piccoli gesti che scaldano il cuore.
La versione originale de “La Befana vien di notte”: un piccolo tesoro della tradizione
Tra le tante varianti di questa celebre filastrocca, molti si chiedono quale sia “La Befana vien di notte versione originale”. Anche se non esiste una versione univoca ufficiale, la più antica e conosciuta recita così:
“La Befana vien di notte,
con le scarpe tutte rotte,
col cappello alla romana,
viva viva la Befana!”
Questi versi, semplici ma evocativi, raccontano tutto quello che c’è da sapere sulla Befana: una vecchina modesta, con abiti consumati e un cappello curioso, che porta dolci ai bambini buoni e carbone a quelli un po’ più monelli. È una poesia che unisce tradizione, fantasia e un pizzico di ironia, perfetta per celebrare l’Epifania.
Col tempo, questa versione si è arricchita di altre strofe o varianti, adattandosi alle diverse regioni italiane. Non importa però quale versione si conosca: “La Befana vien di notte” resta un inno alla semplicità e al calore delle tradizioni del periodo natalizio.
Un viaggio tra tradizione e futuro
Oggi “La Befana vien di notte” continua a essere un pilastro della tradizione italiana, ma non si ferma al passato. La sua diffusione ha preso strade nuove: dalle recite scolastiche ai libri per bambini, dai social media alle canzoni reinterpretate in chiave moderna. Questo dimostra come una semplice filastrocca possa adattarsi ai tempi, senza perdere il suo legame con l’infanzia e i ricordi di famiglia.
Recitarla oggi significa celebrare il valore delle piccole cose: l’attesa, la sorpresa e il senso di comunità che la figura della Befana rappresenta. La rima, breve e musicale, è perfetta per tramandare alle nuove generazioni il senso autentico dell’Epifania, rendendo vivo un frammento di cultura popolare che appartiene a tutti. E mentre le “scarpe rotte” continuano a viaggiare di casa in casa, ogni famiglia trova il suo modo di interpretare questa tradizione. C’è chi la recita così com’è, nella sua versione originale, chi aggiunge nuove strofe, e chi la trasforma in un momento speciale di creatività. Perché alla fine, la forza della poesia “La Befana vien di notte” sta proprio nella sua capacità di unire passato e presente.
Curiosità sorprendenti su “La Befana vien di notte”
Dietro la filastrocca più amata dell’Epifania si nascondono dettagli inaspettati e curiosità che forse non conosci. Eccone alcune:
- Il mistero delle origini: Nonostante la sua popolarità, non si conosce l’autore della filastrocca. Si tratta di un componimento popolare, nato probabilmente nelle campagne italiane e tramandato di bocca in bocca, arricchendosi di varianti regionali.
- Perché “col cappello alla romana”: Questo verso, presente nella versione più antica della filastrocca, potrebbe riferirsi a un copricapo tipico delle campagne laziali o più in generale dell’Italia centrale. Il “cappello alla romana” non indica necessariamente una foggia specifica, ma serve a evocare un’immagine familiare e riconoscibile. Nell’immaginario popolare, questo dettaglio aggiunge un tocco di autenticità, collocando la figura della Befana in un contesto vicino alla tradizione contadina.
- La versione più lunga: In alcune aree del centro Italia esistono versioni della filastrocca che proseguono oltre i versi più noti. Una di queste recita: “La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, porta un sacco pien di doni, da regalare ai bimbi buoni.”
La difficile traduzione de “La Befana vien di notte”
La poesia “La Befana vien di notte” nella versione originale è profondamente italiana, legata a immagini e tradizioni locali che risultano difficili da tradurre in altre lingue. Dettagli come le “scarpe tutte rotte” o il “cappello alla romana” non trovano un equivalente diretto nelle culture straniere, rendendo necessario un adattamento più che una traduzione letterale. Una versione inglese potrebbe suonare come “The Befana comes at night, in worn-out shoes, not quite alright”, ma il ritmo e la musicalità dell’originale si perdono facilmente. All’estero, la figura della Befana viene spesso accostata a Babbo Natale o ad altre tradizioni simili, lasciando in secondo piano i riferimenti culturali italiani. Questo dimostra quanto una filastrocca così semplice racchiuda, in realtà, un mondo di significati che non possono essere trasposti completamente in un’altra lingua.
“La Befana vien di notte” non è solo una filastrocca, ma un tassello prezioso della tradizione italiana. I suoi versi, semplici e diretti, continuano a unire generazioni, portando con sé un messaggio di autenticità e calore. Riscoprire questa rima significa tornare un po’ bambini, immergendosi in un passato fatto di piccole grandi emozioni che ancora oggi sanno parlare al cuore di tutti.
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